An dir mia che...
Seint chi perla
Fin che la barca
Bim, Bam, Bom
Cara mamma...
Bali a tot...
I Frati Cerconi
Stréca i occ...
Otello
Al nebioun
I passi dell'orco
Il buio sopra di noi
Veta dura
Angiolina
La scatola di colori
Trappola per topi
Vudo'm al sachi
Capodanno a Parigi
La Bella e la Bestia
L'Orlando innamorato
Rose rosse per te
Letture ed altro
Allodole
U.A.I. Festival
La locandiera
Raccontar Cantando
Re Mida
Visita ai parenti
Partita doppia
I due gemelli veneziani
Arlecchino servitore

Produzione 2003 |
RACCONTAR CANTANDO
Regia: Monica Franzoni
Interpreti: Rina Mareggini Sabrina Iotti Incerti Chiara Stella Frignani Martina Fiaccadori Valentina Musco Lauro Margini Luca Bellei Paolo Piccinini
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Philos, in greco, vuol dire "amico"; Filòs in dialetto reggiano vuol dire "incontrarsi tra amici". In alcuni paesi del territorio tra Reggio Emilia e Modena si usa "filò", oppure l'espressione "andare a treb"; nel veneto si trova anche "filos". Ci si riuniva anche nella sala del camino, oppure se il tempo era buono, anche sull'aia o sotto il portico per il lavoro dello "sfoglin" o "scartucin", cioè lo sfogliare le pannocchie di granturco. Le famiglie contadine di mezzadri, affittuari o proprietari, ospitavano volentieri i casanti, vale a dire i braccianti agricoli o lavoratori stagionali, operai e artigiani, per ritrovarsi a parlare, scambiarsi opinioni e conoscenze. Questo sapere costituiva la cultura popolare, esaltata dai romantici, negata da filosofi quali Benedetto Croce, studiata dagli antropologi come folklore. Lo spettacolo, in due parti, è un invito a partecipare per una sera ad uno di questi filòs, per scoprire un modo di comunicare e un sapere che è vero patrimonio di conoscenze e che sta alla base del nostro vivere sociale. In quasi due ore di spettacolo gli attori cantano, pregano, ballano, lavorano e raccontano un mondo che oggi solo i nonni ricordano, ma che è la matrice di partenza della nostra identità. Il dialetto della provincia reggiana, modenese e parmigiana costituisce la base linguistica portante della prima parte, mentre nella seconda la parlata regionale lascia spazio all'italiano dei canti dell'emigrazione, conosciuti e condivisi da tantissime persone, per arrivare ai canti del lavoro della monda. I documenti sono frutto delle ricerche pubblicate e condotte sul campo dall'autore e ne compongono il testo. Questo materiale raccolto, fatto di canzoni nate sulle piazze, nelle risaie, nelle osterie, è testimonianza autentica della nostra cultura e tradizione. Si tratta di canti antichissimi, di chiara origine provenzale e medievale a cui spesso non si può attribuire un autore, ma che vanno diretti al cuore, commuovendo senza vergogna, esaltando senza pudori.